martedì 7 dicembre 2010

Virgilio

Il poeta latino che fece dell'Eneide il poema nazionale nell'ascesa di un popolo di origine divina verso i più alti destini, amò la Puglia, la visitò e vi dimorò, facendone più ritratti sia nelle Georgiche (L.IV) che nell'Eneide.
Quando concluse la prima stesura dell'Eneide, prima di procedere a ritoccare e a rivedere alcuni passi, decise di compiere un viaggio di studio in Grecia e in Asia Minore per raccogliere materiale utile alla definitiva stesura dell'opera. Si imbarcò da Brindisi, dopo aver visto le coste della terra del Salento. Giunto ad Atene incontrò Augusto, che tornava dall'Oriente, e questi lo convinse a partire con lui per l'Italia. Dopo una visita a Megara in Sicilia, Virgilio fu colto da febbre e, giunto a Brindisi si aggravò ulteriormente e morì. Fu sepolto a Napoli, lungo la via di Pozzuoli

Il sommo poeta descriverà i caratteri della costa salentina nel III libro dell'Eneide quando narra che Enea, costretto a fuggire da Troia rasa al suolo dai Greci, dopo aver a lungo navigato giunge a Butrinto, città dell'Albania meridionale fondata da Eleno che aveva il dono della profezia. Ad Eleno Enea chiede quale sarà la meta del viaggio.

"Principio Italiam, quam tu iam rere propinquam,

Vicinosque, ignare, paras invadere portus,

Longa procul longis via dividit invia terris".

[ENEIDE, Lib. III]
La terra promessa è l'Italia, risponde Eleno
Virgilio faceva approdare Enea e gli altri suoi compagni nel lido italico del Salento, terra devota al culto di Minerva la dea che predilige il sacro ulivo; a Porto Badisco sull'Adriatico, nella terra del culto di Minerva la dea Etrusca e romana della sapienza, protettrice delle arti, dei mestieri e dell'attività scolastica, che faceva parte insieme a Giove e Giunone della triade capitolina, assimilata poi alla greca Atena. Il suo tempio era nei pressi di Porto Badisco, presso Otranto, dove sorge la cittadina di Minervino, così detta dal tempio dedicato alla dea.
In quel porto secondo il racconto virgiliano si levò il grido consolatore di Acate, il primo a salutare l'Italia e poi degli altri compagni di Enea "Italiam, Italiam"

Italiam. Italiam, primus conclamat Achates; Italiam laeto socii clamore salutant. Tum pater Anchises magnum cratera corona Induit, implevitque mero, divosque vocavit Stans celsa in puppi : Di maris et terrae tempestatumque potentes, Ferte viamvento facilem, et spirate secundi. Crebrescunt optate aurae, portusque patescit Iam propior, templumque apparet in arce Minervae

[ENEIDE, Lib. III ]

Acate per primo saluta l'Italia cui fanno eco i compagni. Allora il padre Anchise salito sull'alta poppa della nave, riempie la coppa di vino ed invoca gli dei del cielo e della terra perché assecondino un vento favorevole e guidino la rotta. Le navi giungono nel porto. Sulla rocca della città è visibile il tempio di Minerva

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