A Napoli insegnante «di pittura di paesaggio» alla Accademia di Belle Arti. Partecipa alla guerra italo - austriaca dal 1915 al 1918. Frequenta l'Istituto d'Arte di Urbino. Nel 1920 si trasferisce a Napoli come ordinario di disegno presso la Scuola Tecnica di Pozzuoli e si inserisce nell'ambito della tradizione paesaggistica napoletana. Rifiutando sin dall'inizio il facile vedutismo, tenta di riconquistare le chiare spazialità di Giacinto Gigante. Fa parte prima del «Gruppo Flegreo», ambiguamente legato alla tradizione paesaggistica, poi dal 1828 al «Gruppo degli Ostinati» che propugna i valori di Cèzanne. Certe scansioni volumetriche di Torregaveta del 1930 ne sono chiara dimostrazione. A partire dal 1934 partecipa a tutte le Biennali e nelle collettive d'Arte italiana a Barcellona, Berna, Budapest, Bruxelles. Alcune sue opere sono state acquistate da Musei e Gallerie d'Arte Moderna di Roma, Firenze, Milano, Torino, Udine, Washington. In seguito, pur tenendo presente il colorismo della tradizione napoletana, rimane influenzato da artisti come Tosi e Soffici. Una svolta nella sua pittura avviene intorno al '44-'46, allorché sulle esperienze sin qui accumulate innesta personali riflessioni sull'opera di Bonnard e dei postimpressionisti. Nasce quella pittura a tasselli; grosse svirgolate di colori usati nelle tonalità primarie accanto ai complementari per stimolare una lettura in senso esclusivamente cromatico. Non più la scansione spaziale ma la luce e il colore sono gli elementi dei suoi quadri. L'ulivo, la casa, la scala, non sono più dei volumi ma solo valori tonali.
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