Attestato sul versante sud-est dell'antica cerchia muraria, il Castello de' Monti rappresenta, secondo le parole di G. Bacile di Castiglione, il «più bel monumento di architettura militare e feudale del principio del Cinquecento in Terra d'Otranto», ed è sicuramente il modello più compiuto del trapasso dalle torri quadre a quelle rotonde: il castello ha infatti impianto quadrangolare con quattro torri angolari a base scarpata e a tre livelli di fuoco, circondato da un profondo fossato.
Castello - Vista lateraleDi impianto medievale, il castello fu radicalmente ristrutturato e ampliato tra il 1514 e il 1519 da Giovan Battista de' Monti che lo adeguò alle esigenze belliche ed ai princìpi dell'arte militare del tempo avvalendosi di maestranze locali. È interamente circondato da un fossato e si sviluppa su una pianta quadrata ai cui angoli si innestano quattro poderosi torrioni circolari; a questi era affidata la maggiore efficacia dell'intero sistema difensivo, come denotano le numerose cannoniere che si aprono lungo i fianchi in corrispondenza delle casematte interne disposte a piano terra ed a primo piano. Ogni torrione presenta l'araldica dei de' Monti accompagnata dalle raffigurazioni allegoriche delle quattro virtù cardinali e dai bassorilievi di altrettanti Santi sotto la cui protezione è posto ciascun torrione. Guardando la facciata principale, il torrione a sinistra è intitolato a San Michele Arcangelo la cui effigie è affiancata dall'allegoria della fortezza; il torrione a destra è intitolato a Sant'Antonio Abate al quale è affiancata, anche se ormai praticamente cancellata per l'erosione del materiale lapideo, l'allegoria della temperanza. Gli altri torrioni sono intitolati a San Giorgio e a San Giovanni Battista, ai cui bassorilievi sono associate, rispettivamente, le raffigurazioni allegoriche della prudenza e della giustizia.
Venuta meno l'originaria funzione difensiva che sicuramente restò di primaria importanza per tutto il Cinquecento, alla metà del Seicento il castello fu adattato, secondo la moda del tempo, ad esigenze estetiche e di rappresentatività della famiglia del feudatario. Infatti, il duca Francesco Trane, appartenente alla famiglia feudataria che nel 1651 aveva acquisito il feudo dall'ultimo dei de' Monti, nel 1667 ingentilì l'austero edificio militare facendo costruire una nuova facciata, sovrapposta alla preesistente, sulla quale schierò una serie di statue allegoriche accompagnate da iscrizioni celebrative e dai busti dei grandi condottieri del passato; al centro fece porre la sua statua affiancata dalle allegorie della giustizia e della carità. La targa epigrafica posta ai suoi piedi informa sulle sue doti e sui suoi titoli nobiliari:
"PONDERAT HEC CULPAS HEC EXIBET UBERA NATIS / HIC ASTREA MICANS HINC PELICANUS AMANS / FRANCISCUS TRANUS BARO TUTINI AC DOMINUS / STATUS COROLIANI CASTRUM HOC EXORNANDUM CURAVIT 1667"
("questa giudica i misfatti, quest'altra porge le mammelle ai figlioletti; da un lato la splendente Astrea, dall'altro l'amorevole Pellicano; Francesco Trane barone di Tutino e signore dello Stato di Corigliano si prese cura di abbellire questo castello nel 1667"). Dotò pure la nuova facciata principale di un balcone a sbalzo delimitato da un'elegante balaustra in pietra leccese riccamente decorata da fregi, animali fantastici e motivi floreali al centro dei quali fece incastonare l'arme del proprio casato.
La facciata barocca posta in corrispondenza del ponte d'accesso è opera del 1667 di maestranze locali dirette dal mastro coriglianese Francesco Manuli.
La Porta Sud, localmente denominata "Caporta" (dal griko cau+porta, "porta sud"), è ubicata a ridosso del castello ed è sormontata dallo stemma civico e dall'arme araldica di Giovan Battista de' Monti, il feudatario che intorno ai primi del Cinquecento dotò il paese di un valido sistema difensivo. Sulla cornice superiore il motto "INVIDIA INOPIA FA" inciso in capitale umanistica pochi anni dopo la costruzione della porta invitava, e invita ancora oggi, a non avere invidia di tutto ciò che la cinta muraria racchiudeva al suo interno. Un breve tratto delle antiche mura si innesta sul fianco destro della porta.
Le antiche mura di cinta correvano lungo il perimetro oggi segnato da via Palestro, via Santi e via Pendino, si collegavano al castello, ed erano intercalate da torri di avvistamento, delle quali una era senz'altro l'attuale campanile della Chiesa Madre. Alle due estremità dell'asse principale, si aprivano due porte che erano le uniche vie di accesso al paese e dal paese alla campagna, la Cau-porta e l'Anu-porta (dal griko anu+porta, "porta nord") che si apriva nello spiazzo prospiciente la Chiesa Madre.
Oggi si possono vedere piccoli tratti di mura di cinta nell'attuale via Don Bosco. Esse sono facilmente riconoscibili perché caratterizzate da un elemento architettonico inconfondibile: un cordone semicilindrico che sporge ad una altezza variabile dai tre a quattro metri dall'attuale piano stradale e che ripeteva, continuandolo, il cordone che cinge i torrioni angolari ed i bastioni del castello.
Nessun commento:
Posta un commento