domenica 5 dicembre 2010

Piazza Sant'Oronzo

Il salotto elegante di Lecce è Piazza Sant'Oronzo, in parte occupata dall'Anfiteatro romano del I-II secolo d.C, riportato alla luce all'inizio del Novecento. Nella piazza s'innalza la colonna, donata dalla città di Brindisi per cercare di adornare la spoglia piazza, con la statua di Sant'Oronzo, protettore della città. Di fronte alla statua si trova l'armonioso palazzetto del Sedile, antica sede del Municipio, dove il sindaco riceveva la cittadinanza. Accanto a questo edificio, sorge la chiesetta di San Marco, importante testimonianza dell'esistenza di una colonia di mercanti veneti giunti in città per praticare attività commerciali. Un'altra testimonianza artistica che si affaccia sulla piazza davanti all'anfiteatro è la chiesa di Santa Maria delle Grazie.
Alta circa 29 metri, la Colonna di Sant'Oronzo, fu innalzata alla fine del XVII secolo dal leccese Giuseppe Zimbalo, utilizzando i rocchi in marmo cipollino africano di una delle due colonne romane che concludevano la Via Appia a Brindisi.
  • Palazzo del Seggio o Sedile
Il Sedile, fu costruito nel 1592 su incarico dell'allora sindaco veneziano Pietro Mocenigo, in sostituzione del vecchio abbattuto nel 1588. Utilizzato in passato per vari usi istituzionale e come sede del Municipio, oggi è destinato per mostre d'arte ed esposizioni.
  • Chiesetta di San Marco
La Chiesetta di San Marco, collocata accanto al Sedile è di antiche origini. La costruzione fu voluta nel 1543 da un insediamento veneto presente nella città di Lecce per motivi commerciali. L'edificio, di piccole dimensione, presenta un prospetto lineare con due portali, di cui quello principale è sormontato dal leone alato, simbolo di Venezia.
  • Chiesa di Santa Maria della Grazia
La Chiesa di Santa Maria della Grazia è situata di fronte all'anfiteatro romano. Fu realizzata nel 1590, seguendo il progetto del monaco teatino Michele Coluzio, in seguito al prodigioso rinvenimento di un affresco della Vergine col Bambino al quale sarebbe seguito qualche tempo dopo, nel 1585, la guarigione di una paralitica.

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